Mery

(2013)

 

Mery ha 30 anni, un marito e quattro figli in ordine decrescente. Con i primi soldi guadagnati, si era ripromessa da bambina, avrebbe comprato uno stereo gigante, il più grande mai fabbricato. E quel giorno, in effetti, è arrivato davvero. La felicità per Mery è accendere il suo stereo, sentire a tutto volume le canzoni strappalacrime di Maria Nazionale, cantare a squarciagola “Ragione e sentimento”, tutta in napoletano stretto. Piange, ride, si annebbia, canta, si aggroviglia tre le tende, poi diventa madre, la più premurosa del mondo. Le piace il batticuore che l’assale quando il dramma delle note raggiunge il picco, quelle note che la fanno pensare alla sua vita, all’amore che delude, a una madre assente che vorrebbe riabbracciare. Mery è struggente quanto una canzone napoletana. E’ nata alla Vucciria, cresciuta a Borgo Nuovo e diventata adulta allo Zen di Palermo. Per vivere pulisce tutte le notti la casa di una anziana signora, un lavoro che la massacra, ma la pulizia è il chiodo fisso di Mery. Da piccola non viveva in una casa pulita, si sentiva sempre sporca. Meri non sopporta il disordine. C’è chi ha la fobia dei ragni, chi degli spazi aperti e Meri ha paura di sentirsi sporca.